Andando in giro per le strade della campagna lucchese possiamo notare diversi aspetti caratteristici, come l'assenza di gronda delle case, le mandolate delle capanne e dei fienili...; due cose però sono veramente specifiche di Lucca: le fogne a camera e le croci della passione.
Per quanto anche in altre parti d'Italia, lungo le strade, si trovino particolari croci di ogni sorta e misura (basta pensare alle croci in pietra del Trentino o a quelle in legno dell'Alto Adige), le croci in ferro, con i simboli della passione in ghisa, sono caratteristiche e peculiari della Lucchesia.
LE CROCI DELLA PASSIONE
Era usanza nell'intero secolo XIX e nella prima metà del '900, effettuare nelle parrocchie dei cicli di incontri durante i quali erano rivolte alla popolazione omelie e riflessioni riguardanti la passione di Cristo.
Tali incontri erano tenuti solitamente dai Padri Passionisti che avevano al Convento dell'Angelo, in Fraz. Tramonte, uno dei principali conventi della Toscana.
L'attività specifica dei passionisti, l'ordine fondato da San Paolo della Croce e approvato da Papa Benedetto XIV nel 1741, è la predicazione itinerante delle missioni al popolo, secondo il mandato del fondatore: "Ci dedichiamo a fare memoria delle sofferenze di Gesù e a promuovere, nei cuori della gente, una vera spiritualità della passione".
Il distintivo dei passionisti è costituito da un cuore sormontato da una croce con la scritta "JESU XPI PASSIO" (la Passione di Gesù Cristo). I due simboli dell'amore sono uniti quindi a formare un unicum: la passione umana (intesa come intenso amore rappresentata dal cuore) e la passione di cristo (rappresentata dalla croce, estremo atto d'amore).
Riscontriamo anche 'sante missioni' (così venivano definiti questi cicli) tenute dai 'padri' di numerosi altri ordini religiosi: Oblati di Maria Vergine, Cappuccini, Domenicani, Redentoristi, Gesuiti, Missionari del Preziosissimo Sangue... Di ciò ne sono testimonianza le numerose lastre incise poste sui basamenti delle croci.
Questi convegni di solito erano tenuti da due sacerdoti in una sorta di predica-spettacolo. Il primo predicatore impersonava il popolo, l'uomo quindi, con i suoi difetti, le sue miserie, le debolezze, i dubbi religiosi, la poca fede... e manifestava il tutto all'altro predicatore che, posto sul pulpito, rispondeva ad ogni argomento con parole tali da produrre ammirazione ed eccitazione negli astanti fino al punto da trasformare l'essere umano e convertire l'animo non solo del primo predicatore, ma dell'intera platea.
Spesso però c'era un solo missionario che predicava dal pulpito o da un palco montato apposta (addobbato con tappeti rossi, poltrona e croce), sul quale camminava avanti e indietro.
L'omelia era tenuta con estrema maestria, ricalcando il modo di predicare di S.Agostino, vero maestro della dialettica: nell'oratoria, nell'eloquenza e nella retorica.
La serata si svolgeva spesso in tre cicli composti da preghiera, breve funzione religiosa, predica e una breve pausa di riflessione (di riposo) durante la quale veniva effettuato un giro di questua ("date date un'abbondante limosina" dicevano i maliziosi); quindi partiva il secondo ciclo e infine il terzo. A concludere il tutto c'era il "Tantum Ergo" e la benedizione.
L'intera funzione verteva sulla vita di Gesù ed in particolare gli ultimi tre giorni: la passione, la morte e la resurrezione; la serata durava anche due ore e al termine il missionario andava in sagrestia a confessare (con i chierichetti lì intorno che sentivano tutto).
Ogni paese aveva le sue usanze circa la raccolta dei soldi, ma di solito le offerte fatte in chiesa (quindi anche quelle raccolte durante le sante missioni) confluivano nella cassa comune per i bisogni della chiesa (dalle manutenzioni fino alla ricompensa che veniva data al predicatore), mentre per la raccolta dei fondi necessari alla realizzazione della croce che veniva innalzata al termine di questi percorsi catecumenali (che potevano durare anche venti giorni) provvedeva la "compagnia" (del Santissimo, della Madonna, dell'Assunta....) o i "festaioli" del paese.
Gli incaricati di queste istituzioni effettuavano la "cerca": ripetuti giri del paese per ritirare le offerte; donazioni che potevano essere sia in denaro che in natura (patate, uova, frutta, formaggi...) e che potevano essere anche di notevole valore poichè spesso erano effettuate a scopo votivo e destinate appunto alla realizzazione della croce che, ovviamente, a seconda della raccolta effettuata poteva essere più o meno "ricca" e imponente.
Le croci di solito venivano issate su un piedistallo quadrangolare in muratura, con base e capitelli di pietra scolpita e avevano forma, dimensione e ricchezza di particolari, consoni a quella della croce stessa.
La croce, la cui erezione era programmata per tempo, veniva benedetta l'ultimo giorno di predicazioni dallo stesso missionario e molto spesso il Vescovo concedeva un'indulgenza per la remissione dei peccati a chi avesse recitato una preghiera in segno di contrizione davanti al simulacro.
Sul piedistallo veniva poi posta una targa commemorativa, di solito in marmo, sulla quale era inciso il motivo della posa e le eventuali indulgenze concesse.
Indulgenze che di solito erano limitate a 40 giorni, ma che potevano variare in alcune occasioni (anno giubilare, concessione di un Papa...) o con il trascorrere del tempo.
Sulla croce posta nella piazza di Corsagna (Bagni di Lucca) ad esempio possiamo leggere:
RICORDO DELLE + SS: MISS:1899 - INDULGENZA DI 100 GIORNI A CHI SALUTA QUESTA CROCE, DI 5 ANNI A CHI RECITA 3 PATER AVE E GLORIA E DI 300 ANNI A CHI NE RECITA 5
In occasione di un nuovo corso catecumenale, veniva aggiunta una nuova lapide o semplicemente una giunta all'iscrizione precedente per commemorare il nuovo ciclo, ma spesso si preferiva erigere una nuova croce.
Il monumento veniva posto di solito all'esterno della chiesa o nelle sue immediate vicinanze; eventuali successive croci erano poste ai "crocicchi" delle strade principali oppure ai limiti del territorio parrocchiale quali "termini di confine" per le processioni che venivano effettuate in occasione delle rogazioni.
A San Ginese di Compito ad esempio sono state erette sette croci (1858 - 1908 - 1926 (2) - 1947 e 1952 oltre alla croce di S.Marco sulla quale non c'è alcuna iscrizione).
Per quanto riguarda la classificazione delle croci, si hanno diverse tipologie di base:
In legno: vanno dal semplice incrocio dei due bracci realizzati con travicelli anche d'esile struttura cm. 3x4, alla realizzazione di opere scolpite (incisioni a contorno dei bracci) che possono avere dimensioni di cm. 6x12 e oltre.
Spesso vi sono riportate ulteriori incisioni che ne gratificano la vista ed anche la riproduzione dei simboli della passione, sempre in legno, fissati qua e là.
Le dimensioni sono estremamente variabili: da un metro a 2 - 2,50. Spesso sono le croci di più antica fattura.
In ferro leggero: realizzate con tondini o profilati piatti di limitata sezione che vanno a formare i contorni perimetrali di una croce.
All'interno del perimetro spesso sono posti cerchi o traversini a zig-zag quali rinforzi. Raramente vi sono i simboli della passione.
Le dimensioni sono sempre ridotte: intorno al metro, massimo 1,50.
In ferro pesante: sono realizzate semplicemente incrociando due longherine (di solito a doppio T) proporzionate alla dimensione della croce. Gli estremi dei bracci sono spesso abbelliti da ornamenti (sempre in ferro).
Sporadicamente vi sono riportate alcune fusioni (il simbolo dei Passionisti, la corona di spine, il cartiglio con la scritta INRI...).
Le dimensioni sono estremamente variabili: dal metro ai tre metri.
Fusione liscia: di limitata dimensione (100 - 150 cm.) era realizzata in un unico blocco fuso. L'aspetto è simile ad una croce realizzata con un profilato di ferro ad I, ma a ben guardare, oltre al rilevante spessore, il profilo dei bordi è sempre sagomato e di solito si hanno motivi ornamentali alle estremità dei bracci.
Sono sempre molto disadorne riportando unicamente le aste con lancia e spugna e un unico inserto: l'insegna "INRI", il simbolo dei passionisti, un'effige di Cristo....
Fusione a disegno: (fusioni separate dei due bracci della croce, assemblati successivamente).
Solitamente sono alte un paio di metri; il corpo della croce è composto da due tipologie di figure ornamentali: la prima a forma di quadrifoglio (quattro fori circolari leggermente sormontati a formare un vuoto come un quadrifoglio) e la seconda a cordoncino (dai bordi della croce dei cordoli si riuniscono al centro dove è posto una sorta di bottone a forma di fiore ed altri ornamenti).
Spesso qua e là sono riportati (aggiunti alla fusione di base) alcuni simboli della passione, la targa INRI, lo stemma dei passionisti od altro.
Struttura in ferro con inserti in ghisa: è la tipologia più ricorrente.
Di dimensioni sempre notevoli (si aggirano intorno ai 2,5 - 3,0 metri) venivano realizzate con un quadrello di ferro a formare il perimetro della croce.
All'interno del perimetro sono poste le varie fusioni che rappresentano i simboli della passione.
La ricchezza di queste croci è data proprio dalla quantità dei simboli che peraltro ne determinano anche la solidità facendo da controventature.
Le diverse tipologie di simboli od ornamenti, il loro numero e la disposizione degli stessi fa sì che di fatto non si trova una croce uguale ad un'altra.
Struttura e inserti completamente in fusione: si tratta delle croci più imponenti per dimensione (anche oltre i 4 metri), peso (diversi quintali) e ricchezza di particolari. Abbastanza simile a quella precedentemente descritta, ha la particolarità di essere interamente in ghisa e con il fondale (il riempimento della parte interna) "a lastra"; il che permette di ornare entrambe le facciate.
Il contorno, che risulta a rilievo, ha uno spessore di 6-7 cm. ed è a sezione modulata. I bracci hanno una larghezza d'una ventina di cm. e i simboli della passione sono incastrati tra i bordi e fissati al fondo per mezzo di bulloni.
Spesso le figure (con i restauri per lo meno) erano colorate ottenendo così, oltre ad una maggiore snellezza, anche una maggiore visibilità.
I SIMBOLI DELLA PASSIONE
(i simboli sono presentati in ordine cronologico secondo la narrazione dei vangeli)
Sono definite "croci della passione" perchè riportano i simboli del martirio di Cristo; di solito hanno un riferimento diretto ai vangeli (magari per logica deduzione), ma alcune figure derivano solo dalla pietà popolare che ne immagina l'uso (è il caso della scala, delle tenaglie, della colonna ecc., data la probabilità del loro utilizzo).
In altri casi derivano da tradizioni successive (il velo della Veronica) o addirittura per la riconoscenza verso i padri passionisti (simboli della congregazione).
Le croci cui faccio riferimento nei paragrafi a seguire, sono quelle che vedono un contorno in profilato di ferro con l'inserzione dei simboli in ghisa; la descrizione delle figure segue l'ordine cronologico come riportato dai vangeli.
I simboli che non hanno riferimento ai vangeli sono riportati in fondo.
Per le note tecniche relative alle varie tipologie e ai modelli utilizzati per realizzare le fusioni, ho fatto riferimento unicamente alle 44 croci presenti sul territorio dei comuni di Lucca e di Capannori che avevo catalogate alla data del 30 Settembre 2010.
La palma. Sempre, alla base delle croci, è posta una foglia di palma quasi a motivo d'ornamento.
Gesù, che fu accolto con osanna e rami di palma agitati in segno di giubilo, pochi giorni dopo viene ucciso.
La foglia di palma è pertanto un simbolo di contrasto: la gioia e il dolore, l'esultanza e l'amarezza, la consolazione e la disperazione; per arrivare fino alla vita e la morte.
Il ramo di palma, nella simbologia cristiana, indica la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte.
Giovanni, 12:13: ...prese dei rami di palme, uscì a incontrarlo, e gridava: "Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!"
Si riconoscono 4 tipologie in fusione, ma si trovano anche alcuni tipi realizzati da fabbri con profilato di ferro.
La mano. Alla mano fa riferimento Gesù per indicare colui che lo tradirà. La mano, già simbolo d'incredulità ("[...] e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò") e di peccato ("se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala; meglio è per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile"), diventa quindi il simbolo del tradimento.
Matteo, 26:23: Ma egli rispose: "Colui che ha messo con me la mano nel piatto, quello mi tradirà."
Luca, 22:21: Del resto, ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me sulla tavola.
La mano rappresenta anche l'oltraggio subito con gli schiaffi dati dalle guardie.
Matteo, 26:67: Allora gli sputarono in viso e gli diedero dei pugni e altri lo schiaffeggiarono [...]
Marco, 14:65: Alcuni cominciarono a sputargli addosso; poi gli coprirono la faccia e gli davano dei pugni dicendo: "Indovina, profeta!" E le guardie si misero a schiaffeggiarlo.
Giovanni, 18:22: Ma appena ebbe detto questo, una delle guardie che gli stava vicino dette uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?"
Giovanni, 19:3: "Salve, re dei Giudei!" E lo schiaffeggiavano.
Al contempo però è simbolo di speranza, di guarigione e di salvezza (Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: "lo voglio; sii purificato!" - ... egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli. - ... disse all'uomo: "stendi la mano!" Egli la stese, e la sua mano tornò sana. - ... E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua? ...)
Sembrerebbe esserci due uniche tipologie di questo simbolo.
La figura, in entrambi i casi, è unita alla borsa e alle tenaglie in un'unica fusione.
La borsa del denaro. Giuda tradisce il Signore per denaro. La borsa dei soldi rappresenta non solo il prezzo del tradimento, ma è anche il prezzo del riscatto.
Matteo, 26:15: e disse loro: "Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?" Ed essi gli fissarono trenta sicli d'argento.
Matteo, 27:3: Allora Giuda, che l'aveva tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì, e riportò i trenta sicli d'argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani
Matteo, 27:9: Allora si adempì quello che era stato detto dal profeta Geremia: "E presero i trenta sicli d'argento, il prezzo di colui che era stato venduto, come era stato valutato dai figli d'Israele [...]"
Marco, 14:11: Essi, dopo averlo ascoltato, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Perciò egli cercava il modo opportuno per consegnarlo.
Giovanni, 13:29: Difatti alcuni pensavano che, siccome Giuda teneva la borsa, Gesù gli avesse detto: "Compra quel che ci occorre per la festa"; ovvero che desse qualcosa ai poveri.
Per le tipologie, si veda quanto detto per la mano. Questo simbolo è sempre associato ad essa.
La lanterna. Gesù viene arrestato di notte nel giardino del Getsemani: condotto da Caifa, il sommo sacerdote, viene interrogato dal Sinedrio; l'intero processo si svolge di notte.
Giovanni, 18:3: Giuda dunque, presa la coorte e le guardie mandate dai capi dei sacerdoti e dai farisei, andò là con lanterne, torce e armi.
La lanterna utilizzata per andare ad arrestare Gesù rappresenta il buio e la tenebre della mente umana, ma la sua luce è anche portatrice di rivelazione e di consapevolezza.
Matteo, 5:14-16: Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta, e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinchè vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.
Matteo, 5:15: e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa.
Matteo, 6:22: La lampada del corpo è l'occhio. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato; [...]
Marco, 4:21: Poi diceva ancora: "Si prende forse la lampada per metterla sotto il vaso o sotto il letto? Non la si prende invece per metterla sul candeliere?"
Luca, 8:16-17: "Nessuno accende una lampada e poi la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sul candeliere, perchè chi entra veda la luce. Poichè non c'è nulla di nascosto che non debba manifestarsi, nè di segreto che non debba essere conosciuto e venire alla luce."
Luca, 11:33: "Nessuno, quando ha acceso una lampada, la mette in un luogo nascosto o sotto un vaso; anzi la mette sul candeliere, perchè coloro che entrano vedano la luce. La lampada del tuo corpo è l'occhio; se l'occhio tuo è limpido, anche tutto il tuo corpo è illuminato; ma se è malvagio, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Sta quindi attento che la luce che è in te non sia tenebre. Se dunque tutto il tuo corpo è illuminato, senza avere alcuna parte tenebrosa, sarà tutto illuminato come quando la lampada t'illumina con il suo splendore."
Luca, 15:8: "Oppure, qual è la donna che se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finchè non la ritrova?"
Giovanni, 5:35: "Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per breve tempo godere alla sua luce."
Si riscontrano quattro tipologie di fusione.
La lanterna è sempre associata al martello e alla spada e, in due casi, si sovrappongono anche le vesti.
La spada. Vanno ad arrestare Gesù armati di spade e bastoni.
Matteo, 26:47: Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo.
Matteo, 26:55: In quel momento Gesù disse alla folla: "Voi siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante, per prendermi. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare e voi non mi avete preso; [...]"
Marco, 14:43: In quell'istante, mentre Gesù parlava ancora, arrivò Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una folla con spade e bastoni, inviata da parte dei capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani.
Luca, 22:52: Gesù disse ai capi dei sacerdoti, ai capitani del tempio e agli anziani che erano venuti contro di lui: "Siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante!"
L'arma, simbolo d'offesa e avviso di condanna è anche invito al perdono ("Riponi la tua spada al suo posto, perchè tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada". - "Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?").
Per le tipologie si veda quanto detto sotto il simbolo della lanterna.
Il gallo. Ricorda il tradimento di Pietro.
Mentre Gesù viene interrogato dal Sinedrio, Pietro viene accusato di essere tra quelli che stavano con Gesù: Pietro per paura nega; al terzo diniego il canto del gallo gli fa ricordare quanto predettogli dal Signore.
Matteo, 26:34: Gesù gli disse: "In verità ti dico che questa stessa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte".
Matteo, 26:74-75: Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!" In quell'istante il gallo cantò. Pietro si ricordò delle parole di Gesù che gli aveva dette: "Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte". E, andato fuori, pianse amaramente.
Marco, 14:30: Gesù gli disse: "In verità ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte".
Marco, 14:68-72: Ma egli negò dicendo: "Non so, nè capisco quello che tu dici". Poi andò fuori nell'atrio e [il gallo cantò]. La serva, vedutolo, cominciò di nuovo a dire ai presenti: "Costui è uno di quelli". Ma lui lo negò di nuovo. E ancora, poco dopo, coloro che erano lì dicevano a Pietro: "Certamente tu sei uno di quelli, anche perchè sei Galileo". Ma egli prese a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo di cui parlate". E subito, per la seconda volta, il gallo cantò. Allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: "Prima che il gallo abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte". E si abbandonò al pianto.
Luca, 22:34: E Gesù: "Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi".
Luca, 22:60-61: Ma Pietro disse: "Uomo, io non so quello che dici". E subito, mentre parlava ancora, il gallo cantò. E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta: "Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte".
Giovanni, 13:38: Gesù gli rispose: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico che il gallo non canterà che già tu non mi abbia rinnegato tre volte."
Giovanni, 18:27: E Pietro da capo lo negò, e subito il gallo cantò.
Sembra ci siano unicamente tre tipologie.
Il bacile. Pilato dopo aver interrogato Gesù e non trovando in Lui alcuna colpa, si lava le mani in segno di dissociazione per quello che sta per fare: condannare Gesù alla crocefissione.
I vangeli non indicano dove e/o come l'acqua fosse attinta, ma dato l'uso in quei tempi di effettuare abluzioni purificatrici, si può supporre che queste avvenissero immergendo le mani in una bacinella.
Matteo, 27:24: Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi".
Anche in questo caso sembra di riconoscere tre tipologie.
Il flagello. Dopo essere stato oltraggiato Gesù fu flagellato.
Matteo, 27:26: Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perchè fosse crocifisso
Marco, 15:15: Pilato, volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, perchè fosse crocifisso
Giovanni, 19:1: Allora Pilato prese Gesù e lo fece flagellare.
I flagelli sono sempre associati al velo della Veronica e al bacile. Per le tipologie si veda quindi sotto quest'ultimo simbolo.
La corona di spine. I soldati riportano Gesù nel Sinedrio dove viene spogliato e rivestito di "abiti regali" in segno di scherno: mantello (l'abito reale), canna (a simboleggiare lo scettro) e corona (quale finto re dei giudei) che viene realizzata intrecciando spine.
Matteo, 27:29: intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra e, inginocchiandosi davanti a lui, lo schernivano, dicendo: "Salve, re dei Giudei!"
Marco, 15:17-18: Lo vestirono di porpora e, dopo aver intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo, e cominciarono a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!"
Giovanni, 19:2-3: I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, e gli misero addosso un manto di porpora; e s'accostavano a lui e dicevano: "salve, re dei Giudei!" E lo schiaffeggiavano.
Giovanni, 19:5: Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora. Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!"
Da una prima lettura sulle croci catalogate sembrerebbe esserci due soli tipi di corona o meglio, di "centro-croce" dato che la corona è un tutt'uno con ostia, calice e raggi di contorno.
Da notare a questo proposito che la corona è posta sempre intorno all'ostia e non all'intero calice.
Considerando la corona 'con' spine (c'è anche un tipo senza), data la differenza di lunghezza, direzione, forma e dimensione delle spine stesse, si potrebbe supporre che queste venissero inserite in un secondo tempo (durante la fase di formatura cioè), ma prima del getto di metallo fuso.
I chiodi. Gesù viene crocefisso. La crocefissione avveniva inchiodando i polsi dei condannati ad un traverso di legno ed i piedi direttamente sul palo verticale infisso a terra. L'uso dei chiodi viene testimoniato anche nel vangelo di Giovanni.
Giovanni, 20:25: Gli altri discepoli dunque gli dissero: "Abbiamo visto il Signore!" Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò".
Si riscontrano tre tipologie di chiodi; in tutti i casi sono associati in un'unica fusione con i dadi.
I chiodi sono sempre legati da una sorta di cordone che sembra avere soltanto funzione di abbellimento.
Spesso, al di sopra del dado centrale, è aggiunto un disco sul quale venivano appoggiate le aste della lancia e della spugna.
La scritta I.N.R.I. Nella parte sommitale della croce, come prescritto dal diritto romano, venne posto il titulus crucis, un cartello che riportava la motivazione della condanna.
Secondo il vangelo di Giovanni l'iscrizione era in tre lingue: ebraico, latino e greco.
Nelle rappresntazioni delle croci il titulus riporta unicamente le iniziali delle prime lettere della dicitura: INRI dall'espressione latina "Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum", che traduce il testo greco del vangelo di Giovanni; INBI secondo il testo greco equivalente ; IHWH (in caratteri ebraici) la cui traduzione sembrerebbe essere "Ishuà Hanazrì Wemelèch Hayudìm". Quest'ultimo acronimo darebbe il nome di Dio, che non poteva essere pronunciato secondo la tradizione ebraica; reso anche con Yahweh o Jehovah.
Matteo, 27:37: Al di sopra del capo gli posero scritto il motivo della condanna: Questo è Gesù, il re dei Giudei.
Marco, 15:26: L'iscrizione indicante il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei.
Luca, 23:38: Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: Questo è il re dei Giudei.
Giovanni, 19:19: Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V'era scritto: Gesù il nazareno, il re dei Giudei.
L'insegna con la scritta INRI è senza dubbio la figura più diversificata fra i simboli riportati sulle croci; si riscontrano infatti tantissimi modelli realizzati sia in fusione che in carpenteria metallica.
I dadi, la veste e la tunica. Giunti sulla cima del Golgota i soldati, dopo essersi spartite le vesti, si giocano a sorte la tunica.
Non vi è traccia nei vangeli di quale sia stato il mezzo per tirare la sorte; per eccellenza però il "tirare" a sorte è simboleggiato dai dadi.
Il fatto che anche i dadi siano tre (come i chiodi) sembrerebbe un richiamo alle virtù teologali: fede, speranza e carità; che mettono in rapporto diretto e immediato l'uomo con Dio.
Matteo, 27:35: Poi, dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestiti, tirando a sorte; [...]
Marco, 15:24: Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirandole a sorte per sapere quello che ciascuno dovesse prendere.
Luca, 23:34: [Gesù diceva: "Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno".] Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.
Giovanni, 19:23-24: I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso. Dissero dunque tra di loro: "Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi"; affinchè si adempisse la Scrittura che dice: "Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica". Questo fecero dunque i soldati. [rif. salmo 22,19 - si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte.]
Per le tipologie delle fusioni si veda quanto detto ai paragrafi relativi ai chiodi (per i dadi) e alla lanterna (per due tipi di veste).
Si riscontra poi una terza fusione che rappresenta una veste posta in verticale.
La spugna in cima a un'asta. Durante l'agonia a Gesù viene dato da bere per mezzo di una spugna, intrisa d'aceto, posta in cima ad una canna (per Matteo e Marco) o un ramo (per Giovanni).
Matteo, 27:48: E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, inzuppatala di aceto, la pose in cima a una canna e gli diede da bere.
Marco, 15:36: Uno di loro corse e, dopo aver inzuppato d'aceto una spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se Elia viene a farlo scendere".
Giovanni, 19:29: C'era lì un vaso pieno d'aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d'aceto, in cima a un ramo d'issopo, l'accostarono alla sua bocca.
Particolarmente difficile stabilire quanti siano i tipi di spugna (specie da una foto) dato che la differenza di forma è minima e i segni (coppelle) si prestano a giochi di luci ed ombre notevoli; senza contare il fatto che l'inserto poteva essere posto sull'asta sia fronte-retro che capovolto.
Le aste ovviamente, non essendo prodotte in fonderia, si prestavano al gusto e all'abilità del fabbro che assemblava la croce; sia nei particolari del taglio della punta che nella realizzazione di scanalature create per dare la parvenza di una canna o altro.
La lancia. Per accertarsi della morte a Gesù viene inflitta una lancia nel costato.
Giovanni, 19:34: ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua.
Anche per la lancia, nella tipologia in fusione, sembrerebbero esserci soltanto tre varietà; sono diversi invece i tipi realizzati dai fabbri (in ferro battuto) che si potevano sbizzarrire nelle forme e nelle dimensioni.
La scala. Probabilmente il condannato veniva inchiodato (a terra) al trave orizzontale della croce; palo che successivamente veniva posizionato sopra il pilone verticale già infisso nel terreno.
La croce assumeva così la forma di una T maiuscola e non t minuscola.
L'altezza del pilone verticale non raggiungeva i due metri e pertanto non c'era alcun bisogno di utilizzare scale; nell'immaginario comune però la croce viene sempre rappresentata molto alta; altezza che fa supporre la necessità di utilizzare una scala.
Marco, 15:46: Questi comprò un lenzuolo e, tratto Gesù giù dalla croce, lo avvolse nel panno, lo pose in una tomba scavata nella roccia; poi rotolò una pietra contro l'apertura del sepolcro.
Luca, 23:53: E, trattolo giù dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in una tomba scavata nella roccia, dove nessuno era ancora stato deposto.
Anche la scala risulta eseguita in tre unici esemplari ed è sempre associata alla colonna che viene rappresentata legata a questa con una sorta di cartiglio avente unicamente funzione di abbellimento.
La colonna romana. Nei vangeli non c'è alcun riferimento alla colonna; il simbolo è riportato probabilmente facendo riferimento al fatto che le fustigazioni pubbliche avvenivano legando il condannato ad un palo o alle colonne del tempio.
Il Velo della Veronica. Non c'è traccia di questo simbolo nei vangeli.
Si tratta di una reliquia che la tradizione cristiana (originatasi intorno all'VIII secolo) riconosce in un panno di lino in possesso di Santa Veronica; la "pia donna" che, vedendo la passione di Gesù che trasportava la croce e il suo volto sporco di sudore e di sangue, lo deterse con un panno di lino sul quale sarebbe rimasta impressa l'impronta del volto di Gesù.
Per le tipologie si rimanda al bacile.
Il martello e la tenaglia. Anche di questi attrezzi non vi è traccia nei vangeli, ed è soltanto la pietà popolare che ne ha tramandato i simboli in quanto è logico supporre l'uso di un martello per ficcare i chiodi e di tenaglie per la successiva estrazione (per quanto, trattandosi di chiodi forgiati e di notevole dimensione, è più facile supporre venissero estratti con attrezzi a leva tipo piè di porco o per percussione inversa).
Per le tipologie si rimanda alla lanterna.
-----***-----
Oltre ai simboli reali o presunti rappresentanti gli strumenti della passione, sulle croci in parola sono riportati anche diversi simboli con valore metaforico.
Il calice. Lo troviamo sempre al centro della croce, all'incrocio dei bracci, a significare l'estrema sofferenza e l'Estremo Sacrificio [la morte] di Cristo; anche perchè il calice, il Sacro (o Santo) Graal, è ritenuto il contenitore del sangue di Gesù e tuttora, nel rito della consacrazione, serve a contenere il vino che diviene il Sangue di Cristo.
Matteo, 20:22: Gesù rispose: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?"
Matteo, 26:39: E, andato un po' più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi".
Matteo, 26:42: Di nuovo, per la seconda volta, andò e pregò, dicendo: "Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".
Marco, 10:38-39: Ma Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io bevo, o essere battezzati del battesimo del quale io sono battezzato?" Essi gli dissero: "Sì, lo possiamo". E Gesù disse loro: "Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del battesimo del quale io sono battezzato; [...]"
Marco, 14:36: Diceva: "Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi".
Luca, 22:42: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta".
Giovanni, 18:11: Ma Gesù disse a Pietro: "Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?"
Il calice è anche il segno di speranza e di rinascita; infatti durante l'ultima cena viene istituita l'Eucarestia, patto del perdono e della nuova alleanza.
Matteo, 26:27-29: Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
Marco, 14:23-24: Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. Poi Gesù disse: "Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti."
Luca, 22:17-20: E, preso un calice, rese grazie e disse: "Prendete questo e distribuitelo fra di voi; perchè io vi dico che ormai non berrò più del frutto della vigna, finchè sia venuto il regno di Dio". Poi prese del pane, rese grazie e lo ruppe, e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi."
Per le tipologie si veda quanto detto sotto il simbolo della corona.
Il calice è completato da una particola (che rappresenta il corpo di Cristo) contornata dalla corona di spine.
I raggi di luce. Il calice con l'ostia sono sempre contornati da raggi di luce.
Luce che illumina le tenebre e guida il passo degli uomini; simbolo dell'illuminazione che deriva dalla fede e della presenza di Dio e di Gesù "luce del mondo" e della nuova vita (la resurrezione).
Matteo, 4:16: "[...] il popolo che stava nelle tenebre, ha visto una gran luce; su quelli che erano nella contrada e nell'ombra della morte una luce si è levata".
Matteo, 10:27: Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce; e quello che udite dettovi all'orecchio, predicatelo sui tetti.
Marco, 4:22: Poichè non vi è nulla che sia nascosto se non per essere manifestato; e nulla è stato tenuto segreto, se non per essere messo in luce.
Luca, 2:32: "[...] per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
Luca, 11:35: Sta quindi attento che la luce che è in te non sia tenebre.
Luca, 16:8: E il padrone lodò il fattore disonesto perchè aveva agito con avvedutezza; poichè i figli di questo mondo, nelle relazioni con quelli della loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce.
Giovanni, 1:4-9: In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta. Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Egli venne come testimone per render testimonianza alla luce, affinchè tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo.
Giovanni, 3:19-21: "Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perchè le loro opere erano malvagie. Perchè chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinchè le sue opere non siano scoperte; ma chi mette in pratica la verità viene alla luce, affinchè le sue opere siano manifestate, perchè sono fatte in Dio".
Giovanni, 5:35: Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per breve tempo godere alla sua luce.
Giovanni, 8:12: Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
Giovanni, 11:9-10: Gesù rispose: "Non vi sono dodici ore nel giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte, inciampa, perchè la luce non è in lui".
Giovanni, 12:35-36: Gesù dunque disse loro: "La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinchè non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre, non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinchè diventiate figli di luce".
Come detto, sono sempre presenti i raggi posti all'interno del perimetro della croce.
Nelle croci più ricche se ne ponevano altri per aumentarne il prestigio e la visibilità dell'insieme.
I raggi esterni erano di tre tipi (e dimensioni): uno che riprendeva interamente la fattura dell'inserto interno (con terminazioni a V); un secondo con terminazioni arrotondate che male si addicono alla sagoma interna (e ciò farebbe supporre l'esistenza di una terza tipologia di calici); il terzo tipo, che perfettamente si abbina alla tipologia dei raggi interni e che va a formare un insieme a tutto tondo.
La colomba. Questa fusione veniva posta di solito al culmine della croce. La colomba rappresenta lo Spirito di Dio, ma sta ad indicare soprattutto l'unità della Trinità (Padre - Figlio - Spirito Santo) e la doppia sostanza (Dio - Uomo).
Matteo, 3:16: Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.
Marco, 1:10: A un tratto, come egli usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di lui come una colomba.
Luca, 3:22: e lo Spirito Santo scese su di lui in forma corporea, come una colomba; e venne una voce dal cielo: "Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto".
Giovanni, 1:32: Giovanni rese testimonianza, dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui."
Si riscontrano tre tipologie; tutte contornate da raggi di luce.
Una di queste, molto più grande, è assemblata: la colomba cioè è inserita in una sorta di culla concava formata dai raggi di luce.
Ciò che colpisce di più è la grande variabilità di posizione; addirittura sopra al culmine della croce.
"JESU XPI PASSIO" (la Passione di Gesù Cristo). Per terminare la carrellata dei simboli riprodotti sulle croci è doveroso citare anche la riproduzione dell'insegna dei Padri Passionisti, riprodotta in molteplici fogge.
Il simbolo, raro nelle croci in ferro con inserti, è invece assai ricorrente negli altri tipi di croce.
Osservazioni:
Dal riscontro dei simboli sopra riportati si potrebbe supporre l'esistenza di tre fonderie che producevano questi inserti (per un tipo si ha anche il nome: "F.lli Pratolongo fonderia Lucca", in quanto riprodotto sul retro della palma alla base della croce), con probabile rifacimenti di alcuni modelli in epoca successiva.